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"Il Filo d'Erba" Altaura e Monte Ceva - Padova - Veneto - Italia
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La storia della Fattoria

Nel programma di educazione, molto rigido e formale, previsto dai miei genitori, era contemplato che un mese l'anno, settembre, io vivessi in campagna con molta libertà facendo anche ciò che era proibito per il resto dell'anno: pigiare l'uva con i piedi," nuotare "per ore in una grandissima aia ricoperta di caldo mais trebbiato e posto ad essiccare al sole, prendere con il retino tre pesci in un fosso, costruire una buca vicino a casa e poi doverla riempire di acqua ogni mezz'ora per mantenere in vita i pesci e montare la guardia contro gatti e uccelli, farmi calare, in una giornata molto calda, con la complicità di un amichetto, dentro un pozzo seduta su un secchio, per stare un pò al fresco (quella volta però quando mi hanno trovata ne ho prese tante e tante!!! Adesso tutti i pozzi hanno le coperture di sicurezza!), mangiare un panino all'aria aperta sull'erba anziché stare seduta correttamente a tavola, sporcarmi, per cui i giorni di pioggia non erano meno belli di quelli di sole perché era divertentissimo andare a piedi nudi dentro le pozzanghere e lavarsi le mani con acqua e fango, inoltre, qualche fosso in secca per la siccità estiva si cominciava a riempire di acqua e si iniziava subito a progettare zattere e avventure meravigliose, e fare tutto quello che le fantasie di un mio compagno di giochi del luogo e mia ci suggerivano, con una abbondanza di stimoli che, alla fine di settembre, avevamo in cantiere ancora una grande quantità di sogni da rimandare all'anno seguente

Per il resto dell'anno quando avevo dei dispiaceri mi era di molto conforto immergermi in qualche bel ricordo legato ai periodi trascorsi in campagna.

Già da piccola mi rendevo conto di quale immensa fortuna avevo, potendo provare tutte quelle sensazioni che solo la natura può dare e che non sono descrivibili a parole. Non si può descrivere, e forse è l'esperienza che colpisce di più, cosa si prova sentendo un pulcino che bussa sull'uovo per aprirsi alla vita: è troppo denso e sacro!

Ho avuto un normale curriculum scolastico: primina dalle suore perché nata in Marzo, scuola elementare, scuola media, liceo classico, laurea in fisica (dal greco fisis: natura, non mi sono allontanata di tanto!!) nucleare: sono convinta che i concetti assimilati meglio siano stati quelli che sono arrivati a me dalla lettura di un libro che stava in equilibrio sorretto da mezzo metro di erba in mezzo ad un campo.

Crescendo, il profondo legame con la natura si è sempre più rinsaldato, evoluto e maturato: andare in campagna e lasciarsi incuriosire da "qualsiasi cosa" è molto rilassante e non noioso (per carattere non riesco a rilassarmi stando otto ore sdraiata al sole, anzi mi innervosisco) e nello stesso tempo non così impegnativo come può essere, per me, andare ad una mostra. La stimolazione intellettuale che provoca in me la natura è interessante, divertente e molto discreta, cioè si adatta al mio stato d'animo mentre un'opera d'arte che vedo per la prima volta, per provocare piacere e soddisfazione, mi richiede sempre molte più energie.

Il primitivo, soggettivo, desiderio di bambina di far condividere ad altri coetanei il divertimento ed il benessere che proveniva dalle mie esperienze settembrine in campagna, nel corso degli anni è diventato anche un obiettivo oggettivo, utile, se non necessario, per grandi e piccoli: far apprezzare la campagna come luogo di svago e fonte inesauribile di stimoli, sensazioni e conoscenze. 

Dopo la laurea ho insegnato per più di venti anni, ho girato in lungo e in largo il mondo sia per lavoro (fisica, sguattera, commissaria per gli esami di maturità all'estero…) che per sperimentare altri modi di vita, di ambienti e di arte, mai in viaggio organizzato: non ho mai mutato i miei sentimenti verso la campagna.

Nel frattempo mio padre gestiva con metodo tradizionale l'azienda di proprietà Dalla Francesca da 100 anni. Nel 1997 è mancata, dopo molti anni di sofferenze, mia madre e nel 2002, a 95 anni, è mancato mio padre che dal 1997 mi aveva passato le redini della gestione.

A quel punto, essendo figlia unica, ho dovuto prendere una decisione: vendere, dare in gestione o cambiare lavoro. Ho scelto questa terza soluzione e mi sono licenziata da scuola, senza pensione.

Dal 1998 è iniziata la conversione dell'azienda al biologico.

Nel 2000 l'azienda è stata aperta al pubblico come Fattoria Didattica. Le attività e i percorsi proposti ai visitatori sono stati concepiti con l'intenzione di dare un piccolo contributo alla diffusione del patrimonio collettivo di conoscenze che offrono l'ambiente, i paesaggi agricoli e le tradizioni, di far sperimentare, apprezzare e godere valori e sensazioni del mondo agricolo e di dare la possibilità concreta di verificare quale sarebbe l'entità della perdita se non si seguissero le indicazioni espresse dagli organismi internazionali, comunitari, nazionali e locali in tema di tutela ambientale.

La fattoria didattica, coinvolgendo piccoli e adulti auspica che "i problemi ambientali vengano affrontati al meglio con la collaborazione, ciascuno al proprio livello, di tutti i cittadini interessati" (principio 9 e 10 della Dichiarazione di Rio) e che questi ultimi promuovano attivamente la conservazione e la tutela del territorio agricolo per personale convinzione dopo averlo apprezzato, conosciuto e sperimentato direttamente.

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